L'adolescenza
Le ragazze
Emma Cline
“I miei genitori sapevano dove fossi andata. Ero uscita dal loro campo d’azione. Anche la loro angoscia, a modo suo, mi eccitava: ci sarebbe stato un momento in cui avrebbero dovuto chiedersi perché me n’ero andata, sarebbe venuto a galla un qualche oscuro senso di colpa e avrebbero dovuto avvertirne il pieno impatto, anche solo per un secondo”.
Se vogliamo capire come ragionano e come agiscono gli adolescenti, beh…questo è il libro giusto!
Evie, la protagonista ci mostra cosa accade durante questo periodo così complesso.. farsi trascinare dalle amicizie, cercare di essere tra le ragazze più popolari, l’immaturità sessuale che permette ad altri di decidere per lei, le amicizie che diventano la sua famiglia, la ricerca di approvazione…
E poi, il complesso rapporto con i genitori: un padre pressoché assente, una madre presente forse solo fisicamente.
I comportamenti di Evie ci mostrano le modalità con cui gli adolescenti cercano di attirare l’attenzione dell’adulto. A volte in modo goffo, quasi infantile, a volte mettendosi in situazioni pericolose, quasi irrimediabili.
Per descrivere la famiglia con figli adolescenti mi viene in mente questa fotografia: l’adolescente in una strada che a un certo punto si biforca. Ci sono dei cartelli, ci sono delle buche ma il ragazzo (o la ragazza) deve scegliere. Sicuramente può scegliere di stare fermo, di guardare le indicazioni sperando che qualcosa gli indichi la strada migliore (ma migliore per chi..?), oppure può sperimentare, provare.
Non saprà mai quale sarà la strada giusta se non decide di intraprenderla.
Non saprà mai se sarà capace di superare quella buca, se la strada dopo qualche chilometro sarà interrotta, se si perderà.
Non lo può sapere.
L’unica cosa che può fare è provare.
Ora ti chiederai: e in tutto ciò i genitori dove stanno?
Beh qualche metro più indietro che lo guardano allontanarsi. Abbastanza vicini da vedere dove va, ma abbastanza lontani da non riuscire ad accorrere se il proprio figlio inciamperà in una buca. Ma questo non per malvagità, ma per permettere al figlio di provare, a fare delle scelte, sbagliare, conoscere, tollerare le sconfitte, godere delle vittorie.
Come potrà diventare adulto un ragazzo che non è mai stato adolescente? Che non ha sperimentato diversi ruoli, non ha mai fatto esperienza del mondo e di se stesso dentro quel mondo, dentro quella società?
Erikson divide il ciclo di vita in 8 fasi, e in ogni fase, per passare a quella successiva, l’individuo sperimenta una crisi, un conflitto sia con se stesso che con la società. Ma per crisi non si intende qualcosa di negativo, ma anzi! Si inizia a star stretti nella propria posizione, si ha bisogno di cambiamenti e, nell’adolescente, c’è una vera e propria ricerca della propria identità.
Chi sono?
Dove voglio andare?
Cosa voglio fare da grande?
Che percorso devo seguire per arrivare a quell’obiettivo?
Sono attratto sessualmente dagli uomini o dalle donne?
Se il ragazzo riesce a superare positivamente questo conflitto potrà passare alla fase successiva (l’età adulta, in questo caso), se invece non sarà capace di farlo potrà rimanere bloccato in questa fase. Tradotto in comportamenti: avrà difficoltà a prendere decisioni, a vedersi in un futuro professionale, sociale o sentimentale poiché avrà paura e difficoltà a fare il salto, guardare in faccia la crisi e superarla. Letteralmente, rimarrà bloccato in questa fase.
L’adolescenza è un età complessa, non c’è che dire. Sia per l’adolescente che si trova in una situazione di sperimentazione, sia per i genitori che, se fino a quel momento si erano trovati davanti a un bambino tranquillo e che non dava nessun problema, ora vedono la trasformazione in un ragazzo che si ribella alle regole, fa polemica per tutto, si veste a modo suo.
No non è facile da gestire, ma non è neanche impossibile!
Innanzitutto è tuo figlio. Cioè, è sempre lui. Semplicemente si trova in una fase di passaggio e sta maturando.
Tu, genitore, non puoi far altro che aiutarlo in questo percorso, ma non spianando la strada! Attenzione! Ma semplicemente dandogli supporto, mostrandoti aperto ad ascoltarlo, a stare lì a dare consigli, ma solo se richiesti!
Un altro aspetto con cui dovrai fare i conti è che tuo figlio che da bambino vedeva i genitori come punto di riferimento, ora lo vede nel gruppo di amici. Sarà impegnato a farsi accettare, a scoprire, non chiederà più consigli a te, ma all’amico, non si preoccuperà di rispettare le regole di casa, ma quelle del gruppo di amici.
Non avercela con lui…sta semplicemente crescendo e sta cercando di “tagliare il cordone ombelicale”. Non perché ti vuole meno bene, ma perché cammina verso la sua autonomia.
Non esiste una ricetta perfetta che ci dice come si gestisce un adolescente!! Ogni famiglia ha le proprie e uniche modalità di educazione e di interazione, ma c’è una cosa importante ed essenziale: la comunicazione e l’empatia.
A volte ci si può toccare con uno sguardo, ci si può capire con una metafora, si può discutere, e in ognuno di questi casi c’è interazione.
I problemi più importanti sorgono quando non ci si parla, non si ascoltano le emozioni proprie e degli altri.
Questo crea distanza.
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